Cosa succede quando moriamo? Come nascono i bambini? Jung risponde

Uno degli argomenti che più assillano genitori e adulti riguarda il cosa rispondere ad un bambino in merito a questioni riguardanti morte e sesso. Come nascono i bambini? Cosa succede quando moriamo? 

Quando un bambino pone una domanda sulla morte ad un adulto, lo fa con curiosità e spesso i sentimenti di terrore e disagio sono solo dell’adulto. L’adulto si blocca per la paura di terrorizzare il bambino dicendo la verità. Verità che terrorizza e deprime, verità che l’adulto stesso non ha ancora trovato modo di accettare. L’adulto pensa che il bambino finirebbe in un vortice di disperazione e terrore dato che persino egli stesso, da adulto, non si sente capace di gestire la paura per la morte o l’imbarazzo del sesso.

Eppure la migliore risposta di fronte alle tipiche domande su sesso è morte è molto semplice: dire la verità. Carl Gustav Jung, pioniere della Psicologia Analitica, studiando il caso della piccola Anna ne "Lo sviluppo della personalità" scrive: "se dunque è poco consigliabile dare al bambino spiegazioni sbagliate, perché seminerebbe diffidenza, mi sembra altrettanto poco consigliabile insistere perché il bambino recepisca la spiegazione giusta".

La spiegazione di Jung è eloquente ma vediamo di approfondire. La piccola Anna era una bambina molto curiosa. Continuava a fare domande riguardo la nascita dei bambini, ma ciò che otteneva erano risposte vaghe e poco convincenti. Anna non credette ai racconti sulla cicogna e la sua curiosità si fece ossessiva, tanto da disturbarla nel sonno con incubi e sogni ricorrenti. 

Solo quando i genitori raccontarono la verità sulla nascita dei figli e su come funzionano nel dettaglio sesso e gravidanza, la piccola Anna cessò di avere gli incubi così come si placò la sua curiosità ossessiva.

Jung riflette quindi sulla necessità di essere trasparenti e raccontare la verità fornendo anche informazioni precise. La riflessione però pone l’attenzione anche sul non insistere e non forzare che il piccolo assimili la verità che gli forniamo. Se limitiamo la fantasia e l’immaginazione poniamo infatti un freno alla loro capacità di esplorare, di essere curiosi, di osservare il mondo.
La fantasia è la modalità che i bambini usano per spiegare la loro realtà. Forzare la realtà adulta nella visione infantile significherebbe ostacolare il loro pensiero, impedire la curiosità, frenare il loro sviluppo.

Secondo Jung la verità è importante per lo sviluppo dei bambini, ma allo stesso tempo è importante non limitare la loro immaginazione e la loro fantasia. Quando si parla ai bambini, è importante essere onesti e trasparenti, ma allo stesso tempo lasciare spazio alla loro immaginazione. È proprio grazie alla fantasia infatti che i bambini possono sviluppare una comprensione più profonda e completa del mondo che li circonda. La fantasia rimane infatti per molti anni lo strumento che i bambini utilizzano per scoprire e spiegare il mondo, semplicemente perché non dispongono della capacità cognitiva che si svilupperà solo in età più avanzate.

In conclusione, parlare ai bambini tenendo presente le osservazioni di Jung, significa essere onesti e trasparenti, ma allo stesso tempo lasciare spazio alla loro immaginazione e alla loro fantasia. Questo aiuterà i bambini a sviluppare una comprensione più profonda e completa del mondo che li circonda e a diventare adulti creativi e pensanti.


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